15.2.07

san valentino

Quando si intrecciano le ombre non c’è più scampo, si sa.

Quando è san valentino neppure. Come quella terracotta ottusa piena di fiori secchi, ancora nel cellophane dopo tanti anni. Quel messaggio freddo e subito.

Non ho mai voluto nessuno da quando ho ricordi. E sono tanti e troppi. Come l’olio che resta sul fondo del fusto, denso e inquietante. Questo è quello che ricordo. Quel volere fuggire di casa, sempre e a tutti i costi. Le prime volte osavo quei cinquanta metri, a volte cento. I campi conosciuti si aprivano inesorabilmente su nuovi orizzonti.

[La vita ci prende subito, come lo scivolo a tubo del parco acquatico. Devi mantenerti dritto e impotente. I secondi sfrecciano sulla pelle. È un attimo di preghiera.]

Poi un giorno ho infilato un bacio ed è stato subito San Valentino. Come uno scherno puntuale. Sto ancora e sempre sfuggendo da cosa…

Il foglio bianco è come Michelangelo che sfiora il marmo prima di liberarlo. Come quell’attimo nello scivolo ci si chiede se l’idea corrisponderà al mondo.

Cosi ci sono scritti più o meno riusciti. Scritti strappati al turbinio degli eventi. Scritti paralleli che disperano la coscienza. Quel grido si’ conosciuto e si’ temuto. Quando trenta giorni passano in silenzio mi chiedo se sia diventata sorda. Poi qualcosa si muove come un calcio nel ventre. Mi metto tranquilla come una carezza.

Poi succede che è san valentino e mi ricordo che l’anno è rotondo.

A scuola si dice che c’era un tempo in cui si poteva imparare da ieri per domani : in quel tempo si disegnavano medaglioni rotondi sui calendari di pergamena. Si riempivano di immagini rassicuranti come il cinghiale che a dicembre corre davanti al cacciatore.

Ma un giorno ho trovato un medaglione nuovo, era maggio ed un maestro insegnava ad un discepolo, forse. Questo basta per far crollare la corolla : la variabile. Già. La variabile, dice bene Margherita. Dice bene l’archeologo a scuola, il prof. di informatica, [proprio cosi’].

È il quattordici febbraio ed il destino spinge alla porta. Non c’è più tempo, nemmeno per prendere il treno, nemmeno per correre nei campi a cercare il primo orizzonte.

Cosi, lo scivolo insegna, stringo le braccia lungo i fianchi e preparo la matita. Stanotte il bianco trasuderà l’anima. E l’inchiostro disegnerà l’idea.

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