31.3.08

mah

oggi è un giorno che voglio scappare e me ne sto quindi qua, inchiodata ad un metro quadro di divano blu. oggi avrei 1000 cose da fare per strapparmi a me, ma si sa. non sempre si puo'.
non si puo'. michela non risponde, ma perché se non l'ho mai chiamata di mattina, che tempo strano, è l'ora che cambia, chissà. il grec di ieri sera o massimo che russa la notte. e chi lo sa.
il freddo stringe i capelli e lo stomaco. mah. ancora dieci minuti e comincio a correre. il ciliegio sta fiorendo sotto la pioggia. mah.

lezione di piano

stamattina è grigio, e si compongono i passi sibilanti della coscienza come i fantasmi notturni che strisciano le catene. ti risvegli in compagnia, con un'impronta calcata sul cuscino di fianco. eppure lo sai, non c'è nessuno, oltre i brividi freddi : solo le coperte ammonticchiate, come risucchiate dal posto vuoto. alla fine ho sempre freddo.
freddo.
freddo.
e mi si dice "scrivi".
c'è qualcuno che bisbiglia, certe ombre si stanno infilando sotto la porta e devo nascondere i piedi, stendere i tappeti. ombre come impigli che ti fanno sbattere la fronte sui gradini.
si snoda come un serpente la scala paterna, il laccio sbatte un passo dietro di me. corro per non farmi prendere. corro a ranicchiarmi. il concerto comincia fra pochi secondi, giusto il tempo di tapparsi  le orecchie. le dita sono ghiaccio sul pianoforte, improvvisamente non c'è più il pavimento. è una bocca nera che vomita suoni, le mie mani non osano i tasti taglienti. gli accordi mi stanno lacerando le orecchie. tutti i fantasmi sono accorsi, premono l'aria di sussurri, le corde vibrano impazzite e lugubri ed ho la fronte spaccata.
bach saltella e fa tanto freddo.
mi guarda come dall'ovale di marmo con i fiori di plastica stanca.
il centrino bianco ammuffito. la lucina dal finto tremolio rosso.
a scuola si imparano i fuochi fatui, li cerco smarrita tra le lapidi, forse se li sono inventati.
bisogna sciogliere quest'espressione entro stasera.