15.2.07

mah, che dire? stai sempre guardando il film, mentre io mi perdo di tristezza. ma chi se ne frega della noia triste. chi se ne frega se c'è la tv. nel frattempo ti perdi i miei respiri, le parole che vorrei dirti, i sorrisi che vorrei farti. nel frattempo mi addormentero' e ci in contreremo per la banale buonanotte. io saro' sotto la coperta con un grammo di amarezza in più. tu starai con gli occhi stanchi e un po' di colpa per avermi detto che arrivavi subito e poi no. ma va. qui ci perdiamo insieme, ma che ne sai tu. la storia si costruisce cosi, anche nell'assenza.
all'inizio ero felice che qualcuno pensasse a me. mi dicevo che eri diverso da donato che mi ignorava per la tv, per la poesia, per i libri. ora sei proprio tu davanti alla tv... proprio quando pochi minuti prima piangevo. squilibrio ormonale dici. che cazzo ne sai dello squilibrio ormonale. invece non è cosi. oggi, come sai, sono andata dalla psicologa. oggi ho fatto un passo avanti in fondo ai miei incubi. se tu fossi diverso magari ne avremmo parlato insieme. ma sei distratto e superficiale. e poi certo c'è lo squilibrio ormonale, come no. che cosa scomoda le donne. fanculo denny. fanculo.

san valentino

Quando si intrecciano le ombre non c’è più scampo, si sa.

Quando è san valentino neppure. Come quella terracotta ottusa piena di fiori secchi, ancora nel cellophane dopo tanti anni. Quel messaggio freddo e subito.

Non ho mai voluto nessuno da quando ho ricordi. E sono tanti e troppi. Come l’olio che resta sul fondo del fusto, denso e inquietante. Questo è quello che ricordo. Quel volere fuggire di casa, sempre e a tutti i costi. Le prime volte osavo quei cinquanta metri, a volte cento. I campi conosciuti si aprivano inesorabilmente su nuovi orizzonti.

[La vita ci prende subito, come lo scivolo a tubo del parco acquatico. Devi mantenerti dritto e impotente. I secondi sfrecciano sulla pelle. È un attimo di preghiera.]

Poi un giorno ho infilato un bacio ed è stato subito San Valentino. Come uno scherno puntuale. Sto ancora e sempre sfuggendo da cosa…

Il foglio bianco è come Michelangelo che sfiora il marmo prima di liberarlo. Come quell’attimo nello scivolo ci si chiede se l’idea corrisponderà al mondo.

Cosi ci sono scritti più o meno riusciti. Scritti strappati al turbinio degli eventi. Scritti paralleli che disperano la coscienza. Quel grido si’ conosciuto e si’ temuto. Quando trenta giorni passano in silenzio mi chiedo se sia diventata sorda. Poi qualcosa si muove come un calcio nel ventre. Mi metto tranquilla come una carezza.

Poi succede che è san valentino e mi ricordo che l’anno è rotondo.

A scuola si dice che c’era un tempo in cui si poteva imparare da ieri per domani : in quel tempo si disegnavano medaglioni rotondi sui calendari di pergamena. Si riempivano di immagini rassicuranti come il cinghiale che a dicembre corre davanti al cacciatore.

Ma un giorno ho trovato un medaglione nuovo, era maggio ed un maestro insegnava ad un discepolo, forse. Questo basta per far crollare la corolla : la variabile. Già. La variabile, dice bene Margherita. Dice bene l’archeologo a scuola, il prof. di informatica, [proprio cosi’].

È il quattordici febbraio ed il destino spinge alla porta. Non c’è più tempo, nemmeno per prendere il treno, nemmeno per correre nei campi a cercare il primo orizzonte.

Cosi, lo scivolo insegna, stringo le braccia lungo i fianchi e preparo la matita. Stanotte il bianco trasuderà l’anima. E l’inchiostro disegnerà l’idea.