20.2.07

con tutto l'amore che posso

vorrei ricordarmi di ogni momento e dell'inflessione esatta della voce. delle sere sedute a fare i compiti, di qualche carezza in più. la verità è, mamma, che vorrei ricordarmi di almeno una carezza. ma non ci riesco. tutto si ferma al suono assordante delle cicale l'estate. ai brividi della pioggia improvvisa sulla maglietta incollata. i ricordi sono come di gesso. si sbriciolano al minimo grido.
come la melagrana [ricordi il gioco dei primi giorni di scuola?] mentre la sera sgranavi la frutta e inventavi una storia.
ora non ci sono più storie. una volta, una volta sola, c'è stata una fiaba. la fiaba dell'uomo tondo. ma poi si scopri' che l'uomotondo, partito in mare con la barchetta, si era perso e non era più tornato. ora si deve giocare ad essere grandi, e le storie sono finite.
l'aereo ha le gambe lunghe, più della fame, del freddo, del dolore, l'amarezza. più della coscienza ma meno, meno, del ricordo.
l'aereo scavalca tutto e taglia come il burro le ore. come a incidere il marcio. lasciare tutto per ritrovarmi senza nulla, sola e ferita. di quelle ferite inguaribili, di cui si è dimenticato il perché.
a parigi ci avevo provato. ma era una bugia per me e per lui. i giorni scorrevano in fretta, troppo diversi per poterli contare. troppo violenti per poterci pensare. ma tra una fermata e l'altra, nel metro', la mente mi aggrediva improvvisa. una sola domanda, come un comandamento, cosa credi? cosa credi di fare?

scarpe

le ore si sfogliano come la copertina di un vecchio libro, dove gli strati di cartone rivelano il succo misero del giorno. sarà il sapore acido del tempo, quando non lo digerisco, dopo una notte finta e un'ansia sudata in più attorno alla gola.
mi stringo nei vestiti come in un abbraccio (e ho freddo). la memoria è un lucchetto guasto ed il mio piede incerto nelle scarpe strette.