9.12.06
senza spazio
esco a comprare i regali di natale, sperando di non rovinarmi. il vento di ieri si è calmato, sembra che a parigi abbia raggiunto anche i 130 km/h, ieri un uomo è morto verso strasbourg st-denis colpito da un pannello pubblicitario. e pensare che con d. scherzavo dicendo di aver paura, uscendo, che il vento mi portasse via! è un mattino che odora di caffé e c'è il sole chiaro e freddo del nord, come un'allucinazione appesa nel cielo.
C'è il sole chiaro e freddo del nord
appeso come un'allucinazione
nel cielo di parigi ;
e se le suole sfregano la strada
i ciottoli sibilano la storia
bollente, come un fumo
spesso e spezzato.
Si sussurra a scuola
della disaffezione del popolo
per il re :
ma a Bagdad lo scoppio
ha coperto la voce
e si resta ignoranti.
5.12.06
una grande!
3.12.06
alla fine esce con gli amici, come dirgli, come dirgli, come dirgli che voglio morire...
2.12.06
oggi lui si è dimenticato. me lo ha detto. dimenticato di me. sento di essere arrivata, sento che non me ne importa più niente. poi mi ha cercata, ha cercato le mie pubblicazioni. ha trovato il racconto con quasi due mesi di ritardo. ma tanto ne capirà solo quello che vuole. il dolore a strati è difficile capirlo, impossibile accettarlo. come rimproverarlo? tutto dentro non c'è che morte, siamo arrivati ai nodi più stretti. forse è meglio per lui che vada via. lui che è cosi bello e buono. lui che ha la forza di ricostruirsi sempre. come dirgli che io voglio solo morire? come dirglielo... come trovare le parole. l'amore contiene tutto, anche il passato. anche le altre storie, le gioie, le delusioni, tutto. è di quell'amore piccolo e meschino che dobbiamo dubitare. il mio non è cosi', tesoro. ti scrivo qui e so che non mi troverai. che forse nel tuo cuore mi hai già lasciata andare. senza dirmi "ti amo", senza capire come fosse importante. ma ora tutto è ovatta, anche il dolore. ora mi sembra di poter infine morire, che non ci sia più nient'altro da dire. più nient'altro da svuotare. la festa è finita, non ci sono più dolci. l'ultima volta che abbiamo fatto l'amore eri bello da piangere. ti amo. ti amo. ti amo. ti amo. ti amo. se tu soltanto potessi capire come piccolo sia tutto il resto. se solanto potessi passare dall'altro lato denny. l'amore non muore mai...ma forse io..
la poesia
scrivo per me, come disse x, "fino alla quarta sigaretta". ma ora l'ha sicuramente dimenticato. scrivo come una sfida, come uno scherno, un eterno sguardo. un rapido tuffo della mano in fondo alla borsa, per cercare le chiavi di casa.
il mistero della scrittura è intatto. ho un bel coraggio a farne il centro dei miei studi. la paleografia si cancella appena spinge la poesia.
1.12.06
30.11.06
basta la vita
dietro casa di antonio
perché la pelle non scorda la poesia
né gli occhi hanno perso la luce
della fontanella ripiena d'amore
al mattino
29.11.06
non si torna
oggi ci siamo appena salutati, mantengo sul viso una maschera cinica ed indifferente, lo sguardo vacuo. non un passo in avanti. si procede cosi' alla distruzione del ricordo, comincia sempre cosi'.
Tutto quello che non avrei voluto mai fare con donato, lo sto compiendo adesso, a passi piccoli ma inesorabili, lungo quel sentiero da cui non si è mai tornati indietro
28.11.06
di-speranza
tanto non è il mio caso, ma questo si sapeva già.
è quella la differenza : io sono disperata. non credo in niente e nessuno, nemmeno in me stessa. non credo neanche che credere serva a qualcosa.
27.11.06
impressioni di una giornata stanca
qui in questo momento mentre mi pongo le eterne domande, si soffre e si muore e non posso far niente. perché scrivere è niente, il faut le dire. bisogna averne il coraggio. o cosi piccola cosa da rassomigliare al nulla. è fondamentale che lo scritto non si riduca all'acqua di ponzio pilato.
26.11.06
conti
bé insomma, ho un tetto sulla testa, di che scaldarmi, anche se non troppo, e di che mangiare, anche se non come vorrei...
in sostanza non mi manca molto. il bicchiere è mezzo pieno stasera. ho un amore a 2000 km ed un cervello ancora capace di ragionare. ce la posso fare. ci sono stati tanti errori, devo farcela. devo capirmi. la psicanalisi costa, è vero. non potrei permettermela, che fare? ho troppa paura di ricominciare con le cazzate. almeno mi sento "sotto controllo". sono forse cosi immatura da aver bisogno di un "tutore"?mah. penso pero' che persino la scelta di averlo, un tutore, è mia. quindi sono io che decido, io che mi prendo in mano.
oggi sono stata qui e li' sui vari blog. è strano come una volta messi giù i pensieri sembra diventino più veri. come siamo fatui in realtà. tutto è vanità...
25.11.06
vento
22.11.06
Il guardiano
nella tasca del guardiano
si è sbriciolata alla luce del giorno
era meglio spiegazzarla
in fondo alle tasche sdrucite
insieme alle briciole
e le chiavi
avrei potuto forse
dimenticarla
19.11.06
rabbia la notte
in bocca sono restate le parole
incastrate fra i denti
come dopo un boccone duro
che resta lo stuzzicadenti
per liberare le gengive.
sono quasi le due e non ho sonno.
la rabbia sfrigola tra le ossa secche.
dormire.
una pillola bianca
piccola
come un antioncezionale.
un antivita
per me
antitesta
antime.
15.11.06
inverno
il senso,
fra gli strati del silenzio
e lo spessore del tratto,
si sfoglia come pelle morta
sulle braccia
in un inverno troppo lungo
da aspettare.
(Grenoble, 9-11-06)
Hotel
di fiori d'arancio
sfiniti di sguardi.
Sul lenzuolo bianco
s'aggomitola il corpo
unto di luce.
(Grenoble, 9-11-06)
Tuareg
in città
solo il semaforo
giudica il senso
ed io che non conosco
i colori
lucido di cobalto
la pelle.
(Grenoble, 9-11-06)
Anoressia 2
si conta sulla punta aguzza
dei denti.
E' ancora uno strappo
alla carne
una corsa al foro più lontano
sulla cintura di domani.
8.11.06
la campana
nelle caselle di gesso
sull'asfalto
piene di piedini storpi.
(è un segreto,
come le calze bucate,
la sera senza fiaba.
Se me ne racconti un'altra
ti amero' per sempre, si finge)
- non finisce mai la morte -
cantano
le labbra bianche
della mamma
5.11.06
è il 5 novembre
eppure il cuore resta ad ondeggiare tra le foglie morte
come un palloncino in mancanza d'elio.
questo è il fruscio della squadra oscura
sui gradini dell'ultimo passaggio
il brivido freddo
rimane
come la bava delle lumache
prima di morire
3.11.06
senza titolo
al girotondo del passato
tutti giù per terra
al prossimo saluto
i treni alla gare de lyon
son tutti uguali
e quel restituirmi
al binario
lo stesso accordo
cocciuto
duemila volte
in un'ora
(per bianca)
1.11.06
la storia
il tempo della geografia del sangue
ha modo di cambiare, cosi.
ti si puo' perdere,
e ritrovare,
e riperdere in casa.
il tutto senza sapere
quanti secondi sono davvero passati
dall'ultima volta,
l'ultima promessa sbagliata
(o l'ultimo sogno messo ad asciugare).
28.10.06
rischio
L'aria si è irrigidita : fuori dal tappeto rosa della mia stanza s' incrociano i passi frettolosi di tanti. Ma il mio, incerto, aspetta che si stinga un po' di più il giorno per arrischiare la guerra.
27.10.06
anoressia
L’anoressia è un male minore, sembra. Minore di me, in ogni caso. Della trasparenza quando mi guardi attraverso le parole, messe in riga sul foglio. Dici che cosi fai una poesia. Anche io scrivevo, prima di conoscerti. Ma poi le parole si sono incastrate cosi, come un tappo, alla bocca dello stomaco. Meglio non mangiare, stare leggeri, dici.
In biblioteca si infilano i caffè. Ce la posso fare, mi dico : poi mangi stasera. Ma la sera è colpa della finestra. In cucina, non si chiude. Fa troppo freddo per preparare. E poi mangiare va contro tutto. Oggi per esempio mi sento svuotata. Sara’ forse che, appunto, non ho mangiato, e nemmeno ieri. Forse che cosi il cervello si mangia da solo.
Basta i pensieri, l’analisi, le ore ritagliate al sonno.
Basta essere diversa, essere tout court. Spariro’ invece in quella piega d’aria che si crea tra i nostri sguardi, quando scivolo accanto a te come in un soffio. Quando le parole sono difficili e stente. Dopo la contrazione arriva il vuoto dietro la nuca, il ronzio nelle orecchie è più forte del rumore intorno. “Sono stanco, non è questo il momento”, dicesti cosi’ l’ultima volta.
Da qualche parte le tue parole si sono coagulate come un tumore. Potessi trovarle, trovarti. Sventrarmi, svuotarmi. Intanto il vento mi fa da contorno. Ho regalato la cintura rosa dei jeans nuovi. Sai quelli carini, come quelli che si usano adesso, chissà se mi guarderesti, chissà.
La rue Mouffetard è obliqua, il selciato grigio di pioggia. La scuola sembra un miraggio arroccato li’ al terzo piano, sotto i portici. Le porte verdino mi danno il capogiro, ci sono troppi rumori. A casa c’è il materasso nuovo, troppo grande e freddo, come una conchiglia morta. La notte sono una specie di larva molle e gelida, alle quattro gli occhi come spilli hanno forato il palloncino scuro dei sogni. Il tuo respiro dolce e velenoso si muove lontano.
Il giovedi’ è il giorno dei conti : il divano ha un lenzuolo giallino che ricorda vagamente il mio. L’orologio è spostato di lato. Appena mi stendo la testa comincia a girare. Tremo.
Scendere non è mai facile, risalire è un attimo accecante come un parto. Il vialetto del dottore del cervello è pieno di fiori rosa e bianchi : il bastone di san Giuseppe, lo chiamavamo cosi’.
Quando esco l’asfalto sembra sciolto ed il tempo una finzione. La tua voce al telefono è stridula. Dovrei essere pronta, dici, a fare l’amore col primo che passa. Sarebbe questa la guarigione? Guardo le ombre che sfilano sul marciapiede, si riversano informi dall’uscita del metro. Un crampo da qualche parte reclama pane, ma è tutto chiuso e non ho un soldo in tasca.
La notte è arrivata, posso solo spingerla ancora per qualche ora.
Il bar di Ménilmontant, il giovedì, si riempie di gente. Quando arrivo pero’ ci sono solo Tonino e Francesco coi loro strumenti. Immancabilmente mi offrono una sigaretta e un bicchiere. Mi chiedono di ballare, io dico che sono distrutta. Sorrido vaga. Poi arrivano tutti, gli amici, la gente. Io mi ritraggo all’ombra del violino di Filippo. La pizzica sul boulevard de Ménilmontant è uno squarcio abbacinante di calce e di mare. I tamburelli rincorrono l’origano, il sale, le olive nere, l’odore del mosto e gli scogli appuntiti sotto i piedi nudi.
Quando le spalle sono troppo pesanti torno piano a casa. Sarah è stata violentata proprio qui un mese fa, devo fare attenzione. Ma Sarah, si dice, non viene dal Bronx.
Un tempo tornavamo ridendo insieme. Ma era una bugia. L’uomo tondo era una bugia. L’ho incontrato alla fine del cerchio, piangeva stringendo le mani. L'uomo tondo, quindi, era una bugia, cosi come lo era il sorriso di Heidi.
Quale debolezza ci spinge a credere nelle bugie? Quale forma di protezione insana può sviluppare la mente? Mettersi in cerca delle risposte è un rischio grande : ad ogni passo voglio tornare indietro e ricucire gli strappi nella coperta gialla. Li', dove finisce l'orizzonte, c'è un taglio netto. Alla fine dell'arcobaleno mi sono accorta che mi sanguinavano i piedi.
Per questo devo svuotarmi, per questo, per altro, per tutta la storia.
18.10.06
la fine del cerchio
e le promesse fra i denti bianchi
sfilano la trama del tempo
fragile inginocchiata
i ciottoli sanno di mare
è un prisma la storia
dove ti perdi
gli angoli nascondono il buio
il pensiero ha un sapore aspro
le note sono quelle scordate
tra i tarli
i tuoi occhi un controcanto
la sera dondolavi una fiaba
si è perso l'uomo tondo nel mare
l'ho incontrato alla fine del cerchio
senza titolo
L'ultimo sguardo
si è sciolto sulla porta,
sulla camicia a righe
di sbieco.
Il profumo di mandorle
resta come un segno
nell'aria.
mattino
anche stavolta sono venuta a capo dei sogni.
il sole è ancora grigio su questa città
il silenzio sfrigola tra i cristalli della mente.
dove sei?
la tua sedia stride d'inedia.
16.10.06
senza titolo
di quando si spezza l'ordito del giorno
lo squittio dei topi rivelerà invano
le briciole dimentiche sotto il tappeto
14.10.06
bugie
di corsa
Un pensiero frenetico stamattina.
Un pensiero che mi rincorre
come un laccio dietro dietro le scarpe.
sfuggirgli ; fuggirlo.
Fruscio di corda bagnata di ricordi.
le mattonelle oscure del piano di sopra
mentre giù si consuma la vita.
E' terribile quando i muri s'evadono
una vertigine si spalanca quassu'.
Silenziosa mi inghiotte e livella il cuore.
Chi ascolta se non un veggente?
Chi mi spiega il pennello spezzato?
Qui ci sono solo angoli e occhi.
Benvenuta in inferno anche oggi.
25.9.06
senza titolo
l'ultima scelta alla fine del giorno
quando la luce infetta stana le ombre
e disegna netto lo spazio intorno.
Sto come davanti a dio :
e sgrano respiri dementi.
23.9.06
22.9.06
l'uomo tondo e l'arcobaleno
quale debolezza ci spinge a credere nelle bugie? quale forma di protezione insana può sviluppare la mente? mettersi in cerca delle risposte è un rischio grande : ad ogni passo voglio tornare indietro e ricucire gli strappi nella coperta gialla. li' dove finisce l'orizzonte c'è un taglio netto. alla fine dell'arcobaleno mi sono accorta che mi sanguinavano i piedi.
7.6.06
asnour
ici pour la première fois j'ai confronté mon art au public (tu m'avais pratiquement obligée...)
nous sommes tous venus y chercher un mot, un son, une couleur.
j'aime bien penser à toi en train de peindre les nuages, penser aux oiseaux mistérieux qui peuplent toujours tes tableaux. tu ne voulais jamais expliquer leur presence sur tes toiles. quel était le message? une promesse, un présage? nous sommes face à la seule réponse que tu as voulu nous laisser : la quête.
Merci pour ton message, que ton ésprit puisse voyager léger...
6.6.06
giuda
è solo che è cambiata oggi, non ci sono più promesse. solo un promettere.
come credere alla carne, alla mente che si trasforma, degenera. impossibile. insensato se non nel gioco ristretto della quotidianità.
ieri mi giurava amore eterno, oggi non ci conosciamo quasi più.
sembra che tutto sia normale, del resto. eppure non ci riesco.
ognio parola è tradimento se dimenticata. io sono giuda.
3.6.06
fragile
la fragilità...
2.6.06
lasciata?
sono tornata a casa che erano quasi le due e mezza, e pensare che alle undici stavo già dormendo. cosa mi ha spinta ad uscire cosi, sfilare in fretta il pigiama, rivestirmi, infilare la giacca prendendo al volo la sciarpa rossa.
cosa.
stamattina rieccomi alla scrivania ingombra di carte. lui non si è fatto sentire.
1.6.06
luna di mezzanotte
le ultime parole che gli ho scritto prima di uscire sono state "ti odio stasera", poi mi sono disconnessa in fretta, temendo la sua reazione. mentre il pc si spegneva è comparsa la sua risposta "non ne vedo il motivo". poi tutto si è spento ed io sono uscita.
ho camminato stordita per il cammino ormai noto, denso di pensieri sfusi, come i vestiti usati tra i quali frugare al mercato delle pulci. acchiappi una manica colorata e poi vedi che la camicia è alquanto improbabile... era meglio la manica da sola, che spuntava dal mucchio di roba come un ferito sul campo di battaglia.
cosi' lo schianto delle stelle ed il taglio di quello spicchio di luna in cima alle scalinate del vecchio quartiere ha lenito la coscienza.
tornata a casa ho dormito dimentica, anche di lui.