7.11.08

inevece io non scrivo. è sempre cosi' quando si fa finta di niente. e mi incanto sulla psicobiologia come un dizionario magico che mi spieghi i vincoli disperati che mi legano i polsi. quelli che mi riportano sempre a schiantarmi sul foglio, ogni volta con un'impronta diversa. un suono diverso, ma una stessa, immancabile, firma ottusa.
in realtà ho paura, una tremenda paura di bruciarmi.

19.10.08

Aut out

le parole sono mattoni
nella torre della malattia
le ombre si consumano
come vesti sdrucite
ho un unico cuore
blu
in fondo ai piedi

12.10.08

goniometri

Ci sono giorni che sarei capace di ricominciare tutto, e tutto daccapo. E tutto uguale. Identico : preciso. Un mondo-teatro dove ogni millimetro pulsa la misura.
Un mondo di goniometri sul cuore, dove non ci sono errori.

Un'altra matematica
stamattina
mi apre l'anima.

3.10.08

Risveglio

stanotte mi sono svegliata
con la tristezza grande 
come una valigia
da stringere al petto
e piegare il capo
un rifiuto striato di coscienza
un occhio disperato
al centro delle mani

9.9.08

Ritorno

nella mente
pioggia frai i sassi
ed il consueto brivido
ad incidere i passi

dicono che la libertà esista
basta solo
accontentarsi

11.6.08

altro buco nero

certe volte vorrei di nuovo saper scrivere. scrivere come quando credevo di saper scrivere.
quando le parole si allineavano veloci e credevo ancora di avere l'inchiostro nelle vene.
quando lo spazio bianco alla fine del nero si ritmava da solo
e faceva come una macchia di coscienza sul foglio
come coscienza macchiata di presunzione.

oggi so di non saperlo fare.
non saper scrivere.
non aver mai conosciuto la metrica.
non averla mai voluta conoscere
oggi anche i punti e le virgole
mi girano la schiena
le maiuscole e gli accenti

le sillabe si interrogano in un equilibrio fragile
mastico le stesse parole come un bue
sembra che ci faccia una pastella predigerita
per i tempi di magra

ma qui 7 anni non sono ancora passati
non si possono contare in realtà
perché anche la scala numerica
si è sbriciolata

ed il sistema metrico decimale
non si applica più agli aerei
e al codice binario

sono qui
fuori e dentro
prigioniera di me
come una fortezza.

la psicologa parla di autismo.
io vorrei parlare della sua voce
e del respiro scandito.

difficile essere coerenti
senza bruciarsi
al magma dei pensieri

difficile essere me
spesso

potessi almeno scrivere
per riconoscermi



10.6.08

buco nero

una parola è cosa difficile quando risuona il silenzio. un aborto che non riconosco, un mostro.
rimango confusa e ghiacciata ad osservarla : se ne sta li', come un foglio rattrappito sotto la scrivania, pronto ad azzannarti il piede e a chiamarti "mamma" : ma io sono solo a capo della mia ennesima nausea.
la psicanalisi mi insegna un cammino nuovo di lampi abbaglianti, cosi' abbaglianti, mi dico, da rendermi cieca. Cieca e trasparente come vetro con un unico punto, come il piede di un compasso : un unico punto di rivoluzione. piccolo : di quelli che puoi anche far finta di non vedere. piccolo e potente come una stella nera : un giorno mi risucchierà.

14.4.08

P.B.

stamattina la mia bolla ha un graffio nuovo
come un grido strozzato
che già sa di ruggine
come uno stridio di rondini
annerite in fretta sul cielo.

si staccano le parole
come l'intonaco vecchio
si sbriciolano in sillabe sciolte
irriverenti
a cercare un senso
come un atomo
aperto
sull'orizzonte

le strade si snodano 
minacciose
davanti alla mia porta
di cartone
meglio lasciare le scarpe
nel corridoio
per inciampare
come i campanelli
per gli spiriti cattivi

mi hanno detto che ci vuole rigore
per fare salire i versi
ad occupare un posto
fra le stelle
ma forse
ci vuole solo
accettare lo squarcio

31.3.08

mah

oggi è un giorno che voglio scappare e me ne sto quindi qua, inchiodata ad un metro quadro di divano blu. oggi avrei 1000 cose da fare per strapparmi a me, ma si sa. non sempre si puo'.
non si puo'. michela non risponde, ma perché se non l'ho mai chiamata di mattina, che tempo strano, è l'ora che cambia, chissà. il grec di ieri sera o massimo che russa la notte. e chi lo sa.
il freddo stringe i capelli e lo stomaco. mah. ancora dieci minuti e comincio a correre. il ciliegio sta fiorendo sotto la pioggia. mah.

lezione di piano

stamattina è grigio, e si compongono i passi sibilanti della coscienza come i fantasmi notturni che strisciano le catene. ti risvegli in compagnia, con un'impronta calcata sul cuscino di fianco. eppure lo sai, non c'è nessuno, oltre i brividi freddi : solo le coperte ammonticchiate, come risucchiate dal posto vuoto. alla fine ho sempre freddo.
freddo.
freddo.
e mi si dice "scrivi".
c'è qualcuno che bisbiglia, certe ombre si stanno infilando sotto la porta e devo nascondere i piedi, stendere i tappeti. ombre come impigli che ti fanno sbattere la fronte sui gradini.
si snoda come un serpente la scala paterna, il laccio sbatte un passo dietro di me. corro per non farmi prendere. corro a ranicchiarmi. il concerto comincia fra pochi secondi, giusto il tempo di tapparsi  le orecchie. le dita sono ghiaccio sul pianoforte, improvvisamente non c'è più il pavimento. è una bocca nera che vomita suoni, le mie mani non osano i tasti taglienti. gli accordi mi stanno lacerando le orecchie. tutti i fantasmi sono accorsi, premono l'aria di sussurri, le corde vibrano impazzite e lugubri ed ho la fronte spaccata.
bach saltella e fa tanto freddo.
mi guarda come dall'ovale di marmo con i fiori di plastica stanca.
il centrino bianco ammuffito. la lucina dal finto tremolio rosso.
a scuola si imparano i fuochi fatui, li cerco smarrita tra le lapidi, forse se li sono inventati.
bisogna sciogliere quest'espressione entro stasera.

10.3.08

troppo bene?

tutto va bene a casa di d.
ma quando si spengono le luci 
si spegne la coscienza 
e le mie notti vuote 
sono come inghiottite dalle stelle 
che brillano ancora un poco sul soffitto.
rituali.
tutto va bene, troppo bene.
sparita la veglia.
rattrappita
in un unico
vigile occhio
in fondo al cuore.

per donato

"Si tu es à Bari et que tu croises donato, fait lui un gros bisous de ma part" 
Nicolas

9.3.08

Per elitre

Ci stai tu,
tra Alda Merini e Silvia Plath
ci stai in quell'istantaneo riconoscimento
quella tessera cercata a lungo.
Quel non luogo, 
come una vertigine,
dove le parole scivolano senza appiglio.
Quel posto di atomi lenti
in margine alla legge, 
dove il foglio bianco è 
stendardo lancinante di impotenza.

Trasmigrare continuo di senso
come un dizionario impazzito

Qui,
un passo dopo l'orizzonte
a casa degli squali, 
c'è un compartimento stagno.

Intorno a quel sigillo,
lo sai, 
si coagula 
la scrittura 

6.3.08

qualche giorno dai miei

la puglia sa di umido rappreso sui muri. come una plastica sui vetri a sfumare il paesaggio. e pensare che ero venuta a cercare il sole. nella vecchia cucina c'è solo il rumore del frigorifero, la voglia di sapere appassisce inerte ed i metro sono lontani più di un sistema solare. 
qui è un altro tempo, fatto di buchi improvvisi che risucchiano il cervello. il tempo si raccoglie intorno alla tovaglia cerata ed alla frutta finta. stiamo ancora aspettando di vivere. di uscire. di incuriosirci. di scoprirci.
capisco, ora capisco, i mondi incantati dei libri d'infanzia.
quell'affastellarsi di stelle dietro le palpebre.
capisco i versi come un chiavistello magico fatto di bianco. quel perdersi improvviso sulla pagina, come deragliando dai binari dell'inchiostro. cosi' è la poesia, dice la maestra : si va a capo.
il bianco fagocita il nero. l'assenza ridimensiona lo scritto. l'attesa si confronta alla vita.

"allora capovolgiamo il mondo", dico.
e sei arrivato tu.
e sei andato.
tornato.
qui.

27.2.08

di notte

Di notte è più facile aderire a sè stessi.
Di notte quando il sudore è gelido
e l'aria spinta oltre i muri,
quando s'accosta fragile il demone
al centro della bolla.
Hai un bel descriverlo,
raggiante e splendido,
come fosse un miraggio,
o una tua invenzione.
Se ne sta li',
col sorriso tra i denti,
come il tempo sta alla storia.
Come i lager alle camicie a strisce.
E tu con una stella in più sul petto,
la notte,
come un universo inchiodato a terra.
qui dove si muore.
dove si gela.
la notte è l'appuntamento
che arrivi sempre in ritardo,
sovrappensiero,
e non credi mai di poterci cascare.
di notte spingono le parole,
si compongono
come serpenti fra le dita.
e tu hai dimenticato pure
come si legge.

20.2.08

l'ufficio nuovo è pieno di luce, ma dietro la scrivania s'aggomitola l'ombra.
Le ore sfilano al fruscio delle carte sulla tavola, il silenzio è irreale. Mi piace venirci al mattino e poter spalancare la finestra sul cortile. Sono vicina al cielo, ai tetti grigi.. c'è anche un albero. E la tour eiffel, me ne accorgo solo la sera, chè brilla di mille luci viola e penso che devo tornare a casa.
Non c'è tempo per la poesia
nei giorni quadrati di marzo
si misura lo scarto dal buio
al mattino
che si impone il tempo
sulle brecce ultraviolette
dei sogni.