freddo.
freddo.
e mi si dice "scrivi".
c'è qualcuno che bisbiglia, certe ombre si stanno infilando sotto la porta e devo nascondere i piedi, stendere i tappeti. ombre come impigli che ti fanno sbattere la fronte sui gradini.
si snoda come un serpente la scala paterna, il laccio sbatte un passo dietro di me. corro per non farmi prendere. corro a ranicchiarmi. il concerto comincia fra pochi secondi, giusto il tempo di tapparsi le orecchie. le dita sono ghiaccio sul pianoforte, improvvisamente non c'è più il pavimento. è una bocca nera che vomita suoni, le mie mani non osano i tasti taglienti. gli accordi mi stanno lacerando le orecchie. tutti i fantasmi sono accorsi, premono l'aria di sussurri, le corde vibrano impazzite e lugubri ed ho la fronte spaccata.
bach saltella e fa tanto freddo.
mi guarda come dall'ovale di marmo con i fiori di plastica stanca.
il centrino bianco ammuffito. la lucina dal finto tremolio rosso.
a scuola si imparano i fuochi fatui, li cerco smarrita tra le lapidi, forse se li sono inventati.
bisogna sciogliere quest'espressione entro stasera.
Nessun commento:
Posta un commento