15.12.07

viandante senza strada

una password per entrare nella mia testa. come se fosse semplice, quando fa freddo, aprire la porta. quando fa più freddo, e si gela, come oggi. come un vecchio meccanismo, fedele oltre la ruggine. si ripetono gli automatismi, tanto per sentire il fondo del sacco. dove conosci ogni fibra, la puoi seguire col dito. e ti dici che da qualche parte porteranno, ma no, ritornano al punto di partenza, si ricongiungono, all'inizio. sarà forse perché nell'universo non esistono linee rette. almeno cosi dicono coloro che hanno la presunzione d'intravederne la trama. perché dovrebbero esistere linee rette nella storia. perché accanirci a dire che bisogna progredire, avanzare.
bisognerebbe trovare la curva, la spirale giusta e li' sopra annientare i sensi, e la mente insieme.
chè come il sommo poeta, le linee curve dell'universo sono la grammatica della follia.
e a chi è dato di poter guardare, e di poter intuire, l'immensità, bisognerà chiedere pietà affinché taccia per sempre.
cosi' ci sono certe storie quotidiane. certi episodi, importanti come il battito d'ali dell'instancabile famosa farfalla, certi episodi, dunque, che rimani a guardare e di cui ti sembra, a volte, di intravedere il senso. ma taci, taci per sempre, finché la morte non ti separi dalla coscienza (che non hai mai voluto), perché tanto si è deciso che il libero arbitrio esiste. si è deciso che utilizzare il proprio metro è egocentrismo. e che è sbagliato, è male, è peccato. e i peccatori bruceranno all'inferno. purché dio faccia presto, pero'.

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